Leggiamo la bozza del Decreto Ambiente del Ministero sull’energia e per noi non ci sono buone notizie.
L’individuazione di un nuovo sito nazionale viene accostata dal Ministero alla possibilità di ampliare e riqualificare le strutture esistenti, in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi (anche nell’ottica del rientro dei rifiuti ad alta attività che si trovano all’estero per riprocessamento) e per i rifiuti nucleari ospedalieri, di ricerca e industriali. Per strutture esistenti si intendono le centrali in dismissione e quindi anche quella del Garigliano. Ci aspetta una nuova lotta?
Si legge anche che si intende estrarre gas lungo le coste. È un segnale preoccupante anche se si potrebbe trattare dei soliti annunci perché estrarre in Italia sarebbe troppo costoso.
E, sempre stando agli annunci, il ministro afferma che l’Italia è in posizione privilegiata a livello mondiale in tema di Advanced modular reactor (AMR), poiché lavora da decenni su una particolare tecnologia di IV generazione che si basa sul raffreddamento a piombo liquido. Questi reattori, che arriveranno sul mercato a cavallo degli anni ’40, saranno in grado di “bruciare le scorie” ad alta attività e lunga vita, nel senso di riutilizzarle come nuovo combustibile all’interno dei reattori. È vero che ci si lavora da molto tempo, sostiene Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, ma senza alcun esito positivo e concreto.
Sebbene il petrolio e la relativa estrazione, coerentemente con quelli che sono gli ambiziosi obiettivi PNIEC divulgati, siano stati definiti acerrimi nemici della transizione energetica, il decreto contempla anche proroghe delle concessioni di coltivazione di idrocarburi.