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Depositi Momentanei

Alla richiesta di informazioni circa il contenuto degli isotopi radioattivi contenuti nei cask avanzata in ottobre 2008 dalla sottoscritta a infogarigliano, viene risposto quanto segue:
I radioisotopi contenuti nei fusti sono: 63Ni, 60Co, 137Cs, 90Sr, alfa totale, per un ammontare di 425.200 GBq (pari a 11.500 Ci).
Nella cosiddetta Fat (Fossa ad alta attività il cui contenuto, secondo la G.T. 26, è stato declassato a rifiuto di media attività-n.d.s.)  erano stoccati rifiuti solidi metallici, oggi condizionati in matrice cementizia. La loro composizione radio isotopica è: 63Ni=89,3%, 60Co=10,5% 137Cs=0,1%, 90Sr=0,1%, alfa totale 0,004%. 
Alla luce dell’ultima classificazione del 2010 dei rifiuti, bisognerà capire se quei rifiuti della Fat sono  da considerare più prossimi a quelli ad alta attività.
Le 208   barre di combustibile irraggiato della centrale, quelle ad alta attività, sono state trasferite, senza  Piano di Emergenza (ricordate Viareggio?)tra il 1985 e il 1987, a Saluggia, a “friggere” nella piscina Avogadro della Fiat. Da lì in parte a Sellafield (Gran Bretagna) : 19 trasporti, da febbraio 1969 a settembre 1973, per il trasferimento di 44,3 tHM pre irraggiamento (201 elementi + 1 barretta)•13 trasporti, da aprile 2003 a febbraio 2005, per il trasferimento di 53,5 tHM pre irraggiamento (259 elementi)•nel 1992 sono stati inoltre trasferiti da Risoe a Dounreay circa 59 kgHM pre irraggiamento costituiti dai materiali di risulta di 19 barrette.
Altre, nel luglio 2012,  a Le Hague (Francia) dove   sono stati trasferiti 66 kgHM pre irraggiamento (48 semibarrette di combustibile). In entrambi i Paesi, secondo trattati intercorsi tra questi e l’Italia, le barre vengono riprocessate, ossia ne verranno estratti uranio e plutonio da riutilizzare per altre centrali nucleari o per armamenti. Quello che resta è sempre un rifiuto ad alta attività che viene vetrificato. Le barre riprocessate in Gran Bretagna, tranne quelle trasferite prima del 1977, entro il 2025 dovranno fare ritorno in Italia per essere stoccate nel Deposito Nazionale che ancora non c’è, anche se la Legge 368/2003 ne prescriveva la costruzione entro  dicembre 2008. Dal 2018, dopo una convenzione intercorsa tra Italia e Slovacchia, in questo Paese vengono trasferite le barre di Caorso per il riprocessamento.. Quello che resta è sempre un prodotto ad alta attività che viene vetrificato, i cosiddetti “vetri radioattivi”, e rispedito ai paesi di origine. Al Garigliano ne spetterebbero alcuni mc,  oltre alla quota del Superphenix, l’impianto al plutonio autofertilizzante veloce, alla cui costruzione contribuì anche l’Italia.
Per il rientro in Italia dei “vetri” radioattivi, ci sono due incognite. La prima è l’assenza di un deposito nazionale, la cui realizzazione, dal 2008, è di volta in volta  continuamente rimandata in attesa della pubblicazione della CNAPI, che da questo governo Conte 2 è stata pubblicata ma con la spada di Damocle della crisi aperta da Renzi. La seconda incognita è l’uscita dell’UK dall’Europa, la Brexit, che potrebbe far cambiare le carte in tavola. Intanto nella Position Paper del 2017, al punto 12 si affermava: “ there are a number of legal and acontractual issues related to nuclear material in both the UK and EU, for witch early resolution is important in providing the necessary legal certainly to operators and governments”. Quindi si cerca una risoluzione rapida. 
RIFIUTI RADIOATTIVI STOCCATI NELLA CENTRALE
Attualmente, nella centrale nucleare del Garigliano, sono stoccati circa 3.000 mc di rifiuti a media attività (quelli che durano alcuni secoli); di rifiuti a bassa attività, chiusi in buste e sotterrati in 3 trincee tra il 1968 e il 1978; 158 tonnellate di amianto rimosse dall’edificio turbina (85 t) e dall’edificio reattore (73 t) di cui 133 t contaminate da radioattività e temporaneamente stoccate nell’edificio ex diesel, mentre il conferimento di quello non radioattivo, ma comunque tossico,  a noi risulta che  è stato affidato alla SITA ITALIA  che lo trasferisce in Germania. Sogin afferma che l’ultimo trasporto è avvenuto a carico di Nucleco ed è stato smaltito presso l’impianto Zetadi di Ferno, in provincia di Varese.  . La bonifica dell’amianto è  iniziata  a dicembre 2013. Poi, naturalmente, ci saranno i rifiuti radioattivi che scaturiranno dallo smantellamento di componenti e sistemi dell’edificio turbina e dell’edificio reattore.
                                  DEPOSITI  ESISTENTI  IN  CENTRALE
Deposito D1: Costruito tra il 2007 e il 2009. Vi sono stoccati, al 2018, 21 fusti da 320 litri ciascuno contenenti  
1 - le polveri radioattive scarificate dalle pareti interne del camino; 
2 - i rifiuti a bassissima attività estratti dalle trincee 2 e 3;  
3 - l’amianto contaminato estratto da vari edifici tra cui l’ed. reattore e l’ed. turbina. 
La costruzione del D1, di cui Sogin non ha mai ottenuto concessione edilizia dal Comune di Sessa Aurunca, fu autorizzata con ordinanza del 15 dicembre 2006 dal gen. Carlo Jean che utilizzò i poteri straordinari conferitigli dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nonostante fosse in corso una Conferenza dei servizi sull’argomento. La Conferenza era stata proposta dal circolo Legambiente “Alfredo Petteruti” di Sessa Aurunca, proposta accettata dal Sindaco, prof. Elio Meschinelli, sempre molto aperto alle possibilità di un confronto aperto e serio. Vi presero parte Sogin, nella persona del Direttore della centrale Severino Alfieri, Antonio D’Onofrio, direttore del Dipartimento di scienze ambientali della 2^ Università Federico II di Napoli, l’ARPA Campania, sindaci dei Comuni di SS.Cosma e Damiano, Cellole, Minturno, Roccamonfina, esponenti della Provincia di Caserta e della Regione Campania. Il generale bypassò, con assoluta indifferenza e scorrettezza i poteri istituzionali e scientifici presenti nella Conferenza. Il deposito, sempre “temporaneo” in attesa del Deposito Nazionale, ha  una volumetria di circa 10.000 mc nel quale sono stati stoccati   1.100 mc di rifiuti radioattivi a bassa attività.
Le nostre perplessità ebbero, in un certo senso, conferma durante un convegno svoltosi nel comune di S.S.Cosma e Damiano, nell’aprile 2009, durante il quale  l’ing. Zampati dell’Ispra dichiara che il deposito del Garigliano sarà realizzato “con una particolare tecnica costruttiva essendo la zona altamente a rischio sismico e inondazioni”. Il sito è quanto mai inadeguato, anche per lo stoccaggio provvisorio perché la piana del Garigliano è alluvionale, coperta da formazioni quaternarie costituite da alternanze di argilla, ghiaia e sabbia; in particolare, queste ultime sono sede di falde freatiche e artesiane. Si trova  in zona sismica di 2^ categoria, ai piedi del vulcano di Roccamonfina. Tali caratteristiche non danno sufficienti garanzie di sicurezza statica e tecnica, sia per installarvi una centrale nucleare sia per depositi di rifiuti e scorie radioattivi.
Subentrato il nuovo Governo Prodi, producemmo un documento sottoscritto da tutti i presidenti delle maggiori associazioni ambientaliste, accreditate a livello nazionale, da  Legambiente, WWF, Italia Nostra, Cittadinanzattiva, Pax Christi, AVO oltre a tutti i comitati civici in rappresentanza dei cittadini, in seguito fatto proprio anche dai partiti di maggioranza che erano di centrosinistra.
Nel documento, inviato a Prodi, Pecoraro Scanio e Bersani, si chiedeva di annullare l’ordinanza del generale Jean e di invitarci a un incontro per capire gli orientamenti del governo “amico” e discutere insieme sulla necessità di costruire, in un sito idrogeologicamente inidoneo,  tale deposito da dover successivamente smantellare  in vista della costruzione del deposito nazionale, con evidente spreco di denaro pubblico e di suolo,, e, comunque, su tutte le iniziative necessarie da intraprendere.
Nonostante le richieste reiterate, non  fummo degnati di alcuna risposta.
Edificio Ex diesel: ripristinato e adeguato a deposito temporaneo, con una volumetria di ca. 600 mc e  una capacità di stoccaggio tra i 600 e gli 800 mc
Edificio Ex compattatore, ECCS, : inviatI i progetti di adeguamento particolareggiato a ISPRA, oggi ISIN, in attesa di approvazione.
C501: in fase di redazione il progetto particolareggiato
Deposito D2: in fase di progettazione: volumetria di 15.000 mc  con una previsione di spesa di 16 milioni di €. A questo proposito si deve precisare che l’ex A.D. Desiata, in una intervista concessa al quotidiano “Il Messaggero” il 25 settembre 2018, affermò di essere in attesa di autorizzazione per la costruzione del D2 nel sito del Garigliano, ma anche di poter evitare altri depositi temporanei se l’iter per il Deposito nazionale fosse stato accelerato. Oggi, forse, si riuscirà a programmare la costruzione del D.N. e quindi si potrebbe evitare la costruzione di quest’altro deposito.  Vi saranno stoccati i rifiuti derivanti dallo smantellamento dell’edificio turbina e dell’edificio reattore dell’isola nucleare.
Nell’edificio turbina, a fine 2018,  sono stati smantellati il rotore dell'alternatore e l'alternatore stesso pesano 400 tonnellate e contengono ferro, rame e la plastica che copriva i cavi elettrici, tutti materiali da riciclare, in osservanza dell’economia circolare, una volta estratto l’amianto.. Essendo eccessivo il peso, sono stati  tagliati in pezzi da 55 tonnellate e spediti a Brescia dove ne avverrà il recupero. L’edificio reattore è la parte più problematica e rischiosa da smantellare. Questa operazione, prevista per il 2024, è stata anticipata di 4 anni, al 2019, anno in cui è stato inviato a ISIN il Piano Operativo. È in corso il progetto per la realizzazione di robot in quanto sono questi che, opportunamente teleguidati, dovranno procedere allo smantellamento sotto  l’acqua, rimessa nella piscina. La durata prevista dei lavori   è di 7 anni divisa in 3 fasi.   E' evidente che il vessel, per la funzione che ha svolto, è fortemente contaminato e bisognerà procedere con molta cautela al suo smantellamento. L'A: D: di Sogin, ing. Luca Desiata, ha affermato che il progetto è stato presentato e approvato dalla IAEA, l'agenzia europea per l'energia nucleare, anche se, in una audizione alla Commissione L.P. del Senato, avvenuta nel mese di settembre 2017, asserì che lo smantellamento del vessel, mancando riferimenti internazionali, è un piano che presenta forti incertezze. E, ancora, che Garigliano “è un obiettivo strategico dell’azienda che la rende credibile così come il piano a vita intera”.
Si tratta dunque di un’attività sperimentale che darà prestigio a Sogin ma che presenta molti rischi.

5 febbraio 2021