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IL LUNGO ITER DEL DEPOSITO NAZIONALE (Molte le responsabilità politiche)

                                               


 IL LUNGO ITER DEL DEPOSITO NAZIONALE (Molte le responsabilità politiche)

Andando un po’ indietro nel tempo, già nel 1996 il direttore generale dell’ENEA, membro della commissione grandi rischi della protezione civile, istituisce una task force per iniziare la progettazione di un deposito definitivo e di individuarne la possibile localizzazione. Viene istituito un gruppo di lavoro per discutere i vari aspetti del problema. Presidente del gruppo è il professor Ippolito, morto nel 1997 e sostituito da Carlo Bernardini. Nella riunione conclusiva del 1998, viene approvata all’unanimità una risoluzione nella quale viene avallata l’opzione per un impianto di superficie del deposito; vengono riconosciuti idonei i criteri per identificare i siti idonei; inoltre viene avallata anche l’opzione di localizzare nello stesso sito, i rifiuti ad alta attività immagazzinati in maniera temporanea anche se di lungo periodo.

Il progetto viene presentato, nel 1999, nella commissione bicamerale del ciclo dei rifiuti, presidente Massimo Scalia, che supporta il progetto. La task force completa nel 2000 il progetto di massima e, col parere dell’ANPA, viene elaborata la prima carta delle aree idonee. Ma, fenomeno tutto italiano, nel 2001, cambiato il governo, Alleanza Nazionale nomina un nuovo responsabile della task force. Tra il 2001 e il 2003, come suddetto, gli impianti sperimentali dell’ENEA furono trasferiti in gestione alla Sogin. Così avvenne che tutte le attività progettuali fatte sul deposito, sia a livello tecnico sia a livello istituzionale, furono azzerate. Nel novembre 2003 ci fu la disgraziata decisione di seppellire le scorie radioattive ad alta attività, in una miniera di sale a Scanzano. Tale decisione, adottata dal generale Carlo Jean, nuovo presidente Sogin, investito da Berlusconi di pieni poteri, fu poi annullata da una ingente sollevazione popolare. Dopo questo clamoroso fallimento, nel timore di perdere consensi, Berlusconi adottò il decreto 368 del 24 dic 2003 nel quale erano stabilite misure di compensazione territoriale a favore delle amministrazioni locali sui cui territori ricadevano siti con centrali nucleari e depositi di rifiuti radioattivi e materiali nucleari. Anche in questo caso, l’ammontare delle compensazioni sarebbe stata caricata sui consumatori di energia elettrica, ossia sui contribuenti-cittadini. I costi connessi allo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse e conseguenti, di cui all’articolo 2, comma 1, lettera c), del decreto 26 gennaio 2000, sono finanziate dalla componente A2RIM delle bollette. Dal 2000 al 2019 gli utenti, attraverso le bollette elettriche, hanno regalato alla Sogin 4,2 miliardi di euro, ovvero 70 euro per ogni italiano, dai neonati agli ultracentenari.

Nel 2006 col nuovo governo di centrosinistra, Bersani è di nuovo ministro del Dicastero per lo Sviluppo Economico ,MISE, e ritorna sul problema della sistemazione dei rifiuti radioattivi. Il 25 Febbraio 2008 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un Decreto Ministeriale che stabilisce una serie di azioni dirette alla individuazione di un sito per la localizzazione di un Deposito Nazionale per i materiali radioattivi, la cosiddetta CNAPI (Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee)..Con il decreto fu istituito un gruppo tecnico che concluse i lavori nel settembre 2008 e presentò le conclusioni al ministro Scajola che lo passò alla conferenza stato-regioni. Ma il documento fu messo in un cassetto anche se, nel decreto legislativo 31/2010, riguardante la reintroduzione del nucleare, fu inserita anche la costruzione di un deposito nazionale, con annesso parco tecnologico, in cui stoccare, in maniera definitiva, i rifiuti radioattivi di bassa e media attività in un edificio semisotterraneo, e, in maniera temporanea, quelli ad alta attività in attesa di una sistemazione definitiva in un sito idoneo. Lo stesso decreto, infine, affidò alla Sogin il compito di ricercare il sito per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e di realizzare e gestire il deposito stesso. Durante il governo Letta, nel marzo 2014 fu recepita una direttiva comunitaria del 2011 sui rifiuti radioattivi. La Sogin nel 2014 completò una nuova carta, avviando, nel 2015 l’iter per la sua approvazione, iter interrotto perché l’INGV (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) nel frattempo aveva preparato una nuova carta sismologica, costringendo Sogin a rifare la CNAPI. Soltanto con il Governo Conte 2, giallo-rosso, nel 2020 il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa autorizza Sogin a pubblicare la Carta dei siti potenziali.