Ieri, 18 aprile 2024, c’è stato un nuovo Tavolo della Trasparenza sulla centrale del Garigliano, convocato dall’Assessore all’Ambiente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola. La riunione si è svolta nel Salone dei Quadri del Comune, presenti lo stesso Assessore Bonavitacola, il Presidente del Consiglio regionale, Gennaro Oliviero, una folta rappresentanza dei tecnici Sogin, dell’Isin, il direttore della Centrale, Luca Savino, rappresentanti dei Comuni di Formia, Minturno, S.S. Cosma e Damiano, associazioni ambientaliste come il Comitato di San Castrese e Legambiente di cui io ero delegata. Il Direttore della Centrale ha illustrato i lavori di avanzamento dello smantellamento dei quali i più recenti: l’allagamento della piscina in cui lavorare sotto battente d’acqua per smantellare il vessel, ossia il cosiddetto “pentolone” nel quale si trovavano le barre di uranio e plutonio, e la turbina. Queste le operazioni con un livello di complessità molto alto, data la contaminazione radioattiva che ha colpito le due strutture. Di seguito Il mio intervento per Legambiente.
Prima di passare a domande di rito per migliorare il grado di conoscenza sulle attività di decommissioning in atto, approfitto di questa platea ricca di persone di grande competenza, per proporre una mia riflessione. È stato presentato un disegno di legge dal Senatore Claudio Fazzone, “Disposizioni per la riattivazione delle centrali nucleari esistenti sul territorio nazionale e la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare” con il pretesto di migliorare la competitività del sistema energetico nazionale e di ridurre la dipendenza dei combustibili di importazione, come se l’uranio si producesse in Italia. Né mi si venga a dire che ce n’è nella miniera di Novazza in cui se ne trova una quantità esigua.
Le questioni riguardano due aspetti, quello politico e quello tecnologico.
Riguardo all’aspetto politico, troppo spesso in Italia i risultati dei referendum finiscono nel dimenticatoio come appunto, quelli sull’energia nucleare bocciata nei referendum del 1987 e del 2011. E qualcuno potrebbe obiettare che i tempi sono cambiati, che ci troviamo con un surriscaldamento del pianeta che richiede nuove strategie, dimenticando l’importanza delle energie alternative, anche se nella tassonomia delle energie green, l’Europa ha inserito quella nucleare.
C’è poi l’aspetto tecnologico, come si può affermare di riavviare le 4 centrali nucleari, con una tecnologia ormai obsoleta e in avanzato stato di smantellamento? Come si può asserire che si possono costruire SMR, ossia piccoli reattori da 300 Mw ciascuno, quando gli stessi USA hanno abbandonato questo tipo di impianti e quando, secondo L’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti ha concluso che, in termini di produzione di rifiuti nucleari, i piccoli reattori ne produrrebbero da almeno il doppio a 30 volte? Alle stesse conclusioni è arrivato un rapporto recente commissionato dall’Agenzia federale tedesca per la gestione dei rifiuti nucleari secondo cui i possibili vantaggi di riduzione degli SMR – anche quelli di IV generazione - dei rifiuti ad alta attività si tradurrebbero in un aumento del volume di rifiuti a basse e media attività, mentre per portare la sicurezza dei progetti di SMR ai livelli dei reattori commerciali sono necessari ancora molti investimenti in ricerca e sviluppo.
Ci sarebbero i reattori di IV generazione, raffreddati a piombo-bismuto, che producono una forte quantità di polonio, elemento altamente radioattivo. Comunque sono ancora in fase di sperimentazione, mentre ne esistono solo due prototipi in Cina. Sarebbe meglio continuare a investire in energie alternative e anche nell’idrogeno. Il Direttore della centrale, dandomi ragione, ha detto che il senatore Fazzone si era rivolto a lui per chiarimenti e che aveva solo voluto fare una provocazione. Evidentemente, aggiungo io, qualcuno gli ha fatto notare che aveva scritto una grande sciocchezza.
Sono passata poi alle domande.
D :Oltre ai depositi 1 e 2 quali altre strutture sono state adibite a depositi di rifiuti radioattivi, come, ad esempio l’ex edificio diesel? Dove sono state trasferite le 133 t di amianto contaminate da radioattività? E quelle non contaminate? In Germania attraverso la Sita Italia o a Zeta di Ferno in provincia di Varese? R: La Zeta di Ferno D: Poiché è molto probabile che le scorie riprocessate in Francia, in Inghilterra non faranno ritorno entro il 2025, secondo i contratti intercorsi tra questi paesi e l’Italia, data la mancata realizzazione del deposito nazionale, quanto ci costeranno in più per ogni anno che passa oltre il 2025? Visto che poi paghiamo noi con la bolletta di energia elettrica. R: Non hanno saputo rispondere, anche perché intercorreranno molti altri anni prima che sia realizzato e che entri in funzione il Deposito. Riguardoal pagamento in bolletta, il Direttore ha precisato che, dal 2022 non è più a carico delle bollette (Ma sempre noi paghiamo, ho aggiunto) D: Le 63 barre di combustibile della centrale del Garigliano, sono ancora parcheggiate nella piscina Avogadro di Saluggia o si è riusciti a rivedere l’accordo di Lucca con la Francia? E qual è lo standard di sicurezza della piscina, visto che l’Isin stesso ha verificato che il rivestimento interno presenta un principio di deterioramento? R : Da un rappresentante dell’Isin: La situazione non è poi così grave, si tratta solo di alcune piastrelle che si sono staccate. Ma, avendo io insistito sulla pericolosità che la piscina possa perdere l’acqua altamente contaminata che potrebbe riversarsi anche nella Dora Baltea, lasciando le barre all’asciutto, con pericolo di fusione, il Direttore ha affermato che stanno infatti pensando di mettere le barre in sicurezza a secco. D: Dopo la rinuncia del sindaco di Trino a costruire sul proprio territorio il deposito nazionale, ci sono state altre manifestazioni di interesse? In caso contrario come si procederà? E quanti anni occorreranno calcolando i tempi dell’iter autorizzativo, delle procedure di gara e quelli di costruzione e collaudo? R: Si dovrà scegliere dall’alto. D: E chi deciderà? R: Il Presidente delle Repubblica. D: E chi lo dirà al Presidente? R: Non sappiamo
D: Riguardo alle scorie stoccate in UK, gli accordi prevedono che i vetri radioattivi saranno là conservati fino alla realizzazione del Complesso Stoccaggio Alta attività del Deposito Nazionale. Quindi accanto al deposito di rifiuti a bassa e media attività è previsto il Complesso Stoccaggio al Alta Attività, non più temporaneo? R: Si, finché non si raggiungerà un eventuale accordo intereuropeo. D: Cioè per quanti anni? R: Cinquanta, oltre ai tempi per trasferirvi le scorie.
CONCLUSIONI: Accanto al Deposito Nazionale in cui saranno stoccati rifiuti a bassa e media attività, oltre a quelli derivanti da attività ospedaliere, industriali e di ricerca, accanto sarà costruito un edificio che conterrà scorie ad alta attività. Quanto al primo, siamo convinti della necessità di costruirlo, perché troppi rifiuti sono sparsi in tutta Italia non sempre in sicurezza, mentre il Complesso stoccaggio ad Alta Attività desta molte preoccupazioni sia per la loro durata che può essere anche di molti anni, sia perché troppo spesso in Italia l’aggettivo “temporaneo” si traduce in “definitivo”.