Un clamoroso fallimento riguarda una delle aziende più a buon punto nei progressi sugli SMR, l’americana NuScale
Nonostante ci lavori dal 2007, su un sistema da 50 MW poi portato a 77, NuScale non è ancora arrivata al prototipo, ha rinunciato al progetto che stava portando avanti in Utah e i suoi stessi finanziatori le hanno fatto causa per false comunicazioni sociali.
“I costi del progetto NuScale, infatti, già sulla carta avevano raggiunto i livelli esorbitanti registrati per i due reattori della Toshiba-Westinghouse AP1000 di Vogtle negli Usa, altro caso di fallimento economico del nucleare”, spiega a QualEnergia.it Giuseppe Onufrio, fisico esperto di nucleare oltre che direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
Altro stop è stato quello del progetto Nuward di EDF, cui collaborano anche Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare. Queste ultime, con Enel e Leonardo, stanno preparando quella “newco italiana con partnership tecnologica straniera per produrre a breve i reattori di terza generazione” di cui parla il Mase. ( da qualenergia)
SMALL NUCLEAR REACTORS: una chimera da decenni
La proposta di fare piccoli reattori modulari (SMR) per tagliare i costi – producendoli in serie – è un’opzione a oggi del tutto indimostrata. Si tratterebbe di reattori più piccoli – generalmente si fa riferimento a taglie fino a 300 MW – e nella gran parte dei casi con tecnologia esistente. Dunque, per produrre la stessa quantità di energia di un EPR (1650 MW) bisognerebbe costruirne sei se non di più. In esercizio al momento solo tre impianti, di cui uno senza produzione di elettricità e si tratta di una linea di sviluppo già avviata nel secolo scorso. Un’analisi di quanti SMR occorrerebbero per diventare economicamente competitivi con il nucleare convenzionale, è dell’ordine di “almeno diverse centinaia se non qualche migliaio”. Oggi abbiamo nel mondo 415 reattori commerciali in funzione. Inoltre, la principale startup americana impegnata nello sviluppo degli SMR, non solo non è riuscita in 16 anni a costruire il primo prototipo, ma ha abbandonato il progetto e lo scorso novembre è stata chiamata in causa con una class action dagli investitori per dichiarazioni sociali false. Peraltro, il progetto generale non ha ancora superato l’analisi di sicurezza del regolatore nucleare statunitense.
L’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti ha analizzato le diverse tipologie di SMR proposti e ha concluso che, in termini di produzione di rifiuti nucleari, i piccoli reattori ne produrrebbero da almeno il doppio a 30 volte. Alle stesse conclusioni è arrivato un rapporto commissionato dall’Agenzia federale tedesca per la gestione dei rifiuti nucleari (BASE) secondo cui i possibili vantaggi di riduzione dei SMR – anche quelli di IV generazione – dei rifiuti ad alta attività si tradurrebbero in un aumento del volume di rifiuti a basse e media attività, mentre per portare la sicurezza dei progetti di SMR ai livelli dei reattori commerciali sono necessari molti investimenti in R&S.
Attualmente non esistono se non due prototipi, uno in cina, uno in russia. Il primo lo si vedrà tra 10 anni anche per le aziende energetiche (CIAFANI, 8 febbraio 2025)
IL NUCLEARE DI IV GENERAZIONE (LFR-reattore nucleare veloce solo due reattori cinesi) PIOMBO-BISMUTO
Generation IV, lanciato nell’anno 2000, mostra come nessuna delle filiere su cui si è lavorato per vent’anni abbia raggiunto la maturità industriale. Fanno eccezione al momento i due primi reattori cinesi ad alta temperatura e raffreddati a gas a pebble bed (HTR-PM), ed entrati in operazione all’inizio del 2022. I reattori raffreddati a piombo-bismuto di cui si parla in Italia, oltre alla relativa scarsità del bismuto presentano problemi irrisolti:
il piombo e il piombo-bismuto, essendo molto densi, aumentano il peso della struttura, richiedono quindi maggiore supporto strutturale e protezione sismica, che aumentano i costi dell’impianto;
mentre il piombo è abbondante e a buon mercato, il bismuto è raro e costoso e un LFR richiederà centinaia di tonnellate di bismuto;
la soluzione piombo-bismuto è solida solo sotto 123,5 °C, va quindi riscaldata dall’esterno ogni volta che il reattore è fermato, perché solidificandosi può danneggiare il sistema;
la soluzione piombo-bismuto produce una considerevole quantità di polonio, un elemento altamente radioattivo e molto mobile: ciò può complicare la manutenzione e porre problemi di contaminazione dell’impianto.
Da Pippo Onufrio Greenpeace