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La nostra Storia


Alla fine degli anni ’70 si costituì, a Sessa Aurunca, con Alfredo Petteruti e Carlo Marcantonio Tibaldi, nostri Padri Ambientalisti, il “Comitato di Salute Pubblica del Garigliano” con l’obiettivo di divulgare e denunziare i gravi incidenti occorsi nella centrale termo-nucleare omonima. Tra mille difficoltà e le incredulità iniziali degli stessi cittadini e delle istituzioni, cominciammo a diffondere informazioni sull’impatto che aveva un impianto nucleare, girando per le piazze e le università di varie città, tra cui Siena e Firenze, correndo laddove, come a Viadana, occorreva la nostra testimonianza, per sventare la costruzione di altra centrale nucleare da 1.000MW, portando i documenti e i filmati sulle mostruosità indotte dalla radioattività. Fu con le campagne radioecolologiche condotte dall’ENEA tra il 1980 e il 1982 e soprattutto la tragedia di Chernobyl ad aprire le menti dei cittadini che cominciarono a credere che non eravamo visionari. Successivamente, nel 1988, il gruppo aderì all’Associazione Legambiente, inaugurando un Circolo a Sessa Aurunca.

Il motto dell’Associazione è “pensare globalmente, agire localmente” ed è appunto quello che abbiamo fatto in decenni di attivismo.

Legambiente non è mai stata monotematica, né potrebbe esserlo, perché ambiente e vita sono inscindibilmente connessi e non c’è attività dell’uomo – che tende a utilizzare o sfruttare l’ambiente – che non porti forti ricadute in campo politico, giuridico, sociale, morale, sanitario.

Il 1988, anno in cui fu istituito il Circolo Legambiente, le istituzioni italiane erano giunte a quello che all’epoca era ritenuto il massimo degrado con una forte rete di collusioni tra potere politico, mafie, magistratura. Neanche si poteva immaginare quello che sarebbe successo oggi, con una corruzione dilagante in ogni settore della vita pubblica, con l’ipotesi addirittura di una trattativa tra Stato e Mafia e con tutte le rivelazioni fatte da criminali come Schiavone e Iovine.

Ancor prima di operare con la sigla del Cigno, si era già affrontato il problema dei rifiuti, campo nel quale siamo stati antesignani fino al punto di produrre un vero e proprio progetto di raccolta differenziata, ricca di note scientifiche sui danni che possono arrecare determinati elementi, quali, ad es. , il mercurio, presentato all’Amministrazione Comunale che neanche lo prese in considerazione.

A fianco del vescovo Raffaele Nogaro e del movimento “Sessa 87”, mettemmo anche il nostro impegno per ottenere l’apertura dell’ospedale “San Rocco”. Per due anni consecutivi fummo ospiti del giornalista Piero Badaloni a “Uno Mattina” per discutere del problema con l’assessore alla Sanità della Regione Campania, Nicola Scaglione, da noi duramente contestato. Ancora più dura fu la contestazione al Ministro alla Sanità De Lorenzo nella piazza di Cellole. Sia Scaglione, sia De Lorenzo, incapparono poi nelle maglie di Tangentopoli. Anche l’arrivo della troupe di “Samarcanda” fu attivato da un fax partito da Legambiente. L’inaugurazione dell’ospedale avvenne solo nel 1992 tra forti contestazioni per il modus operandi anche in rapporto alle assunzioni.



La vigile presenza del Comitato, prima, con Alfredo Petteruti, e di Legambiente poi, riuscì a salvare gli ultimi 3 km del litorale di Baia Domizia da una ulteriore colata di 90.000 mc di cemento, speculazione che già aveva colpito gran parte dei 9 km di litorale, con la costruzione di seconde e terze case che, per gran parte dell’anno, ne hanno fatto una città morta. Anche per le dune ci fu lo sguardo attento per tutelarne bellezza e funzioni. Ma, nonostante ciò , i barbari sono stati sempre in agguato distruggendone gran parte. Tutta questa attività non si limitava a una sterile denunzia. Nei primi anni ’90, grazie all’assessorato di Clorinda Rozzera con il sindaco Meschinelli e con l’Università Federico II di Napoli, fu emessa un’ordinanza di tutela delle dune, ma le ordinanze, senza controllo, non realizzano obiettivi , soprattutto se non viene previsto un capitolo di spesa per fare educazione ambientale su argomenti così importanti anche per salvaguardare la bellezza e la biodiversità.

Anche a difesa delle colline, spianate spesso per impiantarvi pescheti che ottenevano fondi dalla comunità europea per essere poi rese infertili per l’uso massiccio di agenti chimici, e abbandonate, abbiamo fatto continue denunzie fino a ottenere l’ennesima ordinanza di facciata contenente il divieto assoluto di interventi che non avessero la preventiva approvazione della Commissione Edilizia.

Portiamo vanto di essere stati i primi a denunziare il traffico dei rifiuti tossici che provenivano da altre Regioni e anche dall’estero.

Ma il nostro lavoro è riuscito anche a prevenire disastri ulteriori. La presenza di un gruppo piccolo, ma determinato, è servito anche a evidenziare la follia di progetti che qualcuno aveva già promesso di approvare. Tra questi, due progetti presentati all’Amministrazione comunale e alla USL 13 di Sessa, da questi salutati come avveniristici:l’itticoltura e l’allevamento di ben 5.000 coccodrilli, specie, tra l’altro, protetta.

Dietro l’itticoltura si nascondeva lo scopo scellerato di scavare sabbia sul litorale, attività che aveva già provocato disastri gravi a Castelvolturno, e forse di seppellire rifiuti tossici.

Dietro il progetto dei coccodrilli, già approvato dalla U.S.L., c’era una rete di affaristi che, beffardamente, si era dato l’appellativo di un non meglio identificato “Istituto Universitario di Studi”. Bastava leggere la documentazione, per capirlo troppo bene. Ma, si sa, le documentazioni servono solo a fornire uno scudo alle responsabilità di chi approva questi progetti per ignoranza, quando non per interessi personali. Inviammo denunzia alla Procura della Repubblica di S. Maria C.V. e suscitammo anche l’attenzione di Rosaria Capacchione, allora giornalista de “Il Mattino”, ora Deputata del Parlamento della Repubblica.

Ci siamo occupati dell’inquinamento dell’acqua che usciva dalle fontane di Cascano e, analisi alla mano, con il supporto scientifico del prof. Giulio Tarro, infettivologo di fama mondiale, che lavorava allo stesso tipo di inquinamento presente nell’acqua di Napoli, inoltrammo denunzia all’autorità giudiziaria di S.Maria C.V..

Purtroppo, ancora una volta, malgrado una così importante autorità scientifica, avemmo come risposta…….il silenzio. Per diffondere maggiormente le informazioni sugli aspetti essenziali della ecologia del comportamento e del giusto stile di vita, istituimmo, per tre anni consecutivi, corsi di università verde chiamando i maggiori esperti nel campo dell’acqua, dell’alimentazione, dei rifiuti come risorsa, dell’impatto della camorra, sula

importanza del ruolo delle donne nella società, sulla valorizzazione dei prodotti agroalimentari locali e così via.

Ci schierammo apertamente contro la camorra, sia denunziando in pubblica campagna elettorale la presenza, dietro la lista della “Campana” del clan “Esposito; sia manifestando (“Le Donne in Nero”) contro gli omicidi di camorra che in quel periodo avvenivano nell’indifferenza di tutti. Tra gli altri l’omicidio di Alberto Varone.

Promuovemmo il “Movimento Aurunco per……..” che, oltre ad essere coinvolto per la chiusura della discarica, raccolse l’adesione della Chiesa, della società civile e delle Forze politiche, sui problemi della legalità. In quell’occasione furono raccolte 7.000 firme contro la camorra.



Tutti i cittadini ricorderanno la battaglia per impedire la costruzione di una centrale turbogas, sullo stesso sito dell’impianto nucleare, ad appena 200 metri di distanza dall’impianto, con tutti i rischi che avrebbe potuto determinare per l’intero territorio. A questo punto è bene precisare che Legambiente non disse NO a una centrale turbogas, bensì propose, al Ministro dell’Ambiente Carlo Ripa di Meana, che la centrale venisse costruita ad almeno un km di distanza dalla centrale nucleare, come aveva affermato la commissione di esperti guidata dal fisico nucleare, Paolo degli Espinosa, in una relazione commissionata dall’amministrazione comunale su nostro suggerimento. Il ministro apprezzò la nostra relazione che proponeva un altro sito sempre nel Comune di Sessa Aurunca. Purtroppo il Governo cadde e finirono nel nulla le nostre iniziative. Ma, senza minimamente arrenderci, facemmo ricorso al vescovo Napoletano, subentrato al vescovo Superbo. Determinante fu proprio l’intervento della Chiesa che riuscì a coinvolgere ben tre Vescovi in una manifestazione che sosteneva le tesi di Legambiente.




E poi la storia del deposito di pet coke, le campagne referendarie su acqua, nucleare, pesticidi, ospedale. Le campagne di Legambiente: Puliamo il mondo,Pulizia delle spiagge, Mal’aria, Non scherziamo con il fuoco, Puliamo i fiumi, Riciclaestate, nonché le proposte inserite nei programmi dei candidati sindaci. Ancora oggi ci interessiamo di nucleare (Legambiente fa parte,di diritto, del Tavolo della Trasparenza della centrale del Garigliano), bonifica delle discariche, tutela delle dune, difesa dei diritti degli extracomunitari con permesso di soggiorno, campi di volontariato.